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E alla fine… Mustafa scelse Catania

CATANIA – Una vita giovane stroncata in mezzo a corridoi che per gli altri si aprivano di speranza. Si chiamava Mostafa ed era residente a Catania. Amava la Sicilia e sognava corridoi umanitari per feriti e malati di tumori dall’inferno della Siria. Partito a meno di trent’anni anni, con la sorella di venti, alla volta di Damasco per dare un suo contributo umano e professionale ai soccorsi umanitari. Era tecnico informatico. E sulla via di Damasco ferito gravemente per bombardamenti. Il femore e il piede pesantemente lesi (osteomielite per la perdita di ben 24 centimetri del femore e 5 centimetri del piede). Sprovvisto di risorse economiche per farsi curare nelle strutture ospedaliere libanesi, abbandonato a sé stesso. Poi fortunatamente l’intervento di Nawal Soufi, la giovane interprete marocchina, impegnata giorno e notte a Catania nel prestare aiuto ai profughi dai massacri sulla popolazione civile in Siria, che con ogni mezzo di fortuna approdano sulle coste della Sicilia. Una lotta dura, quella di Nawal, dopo sei mesi di trattative inimmaginabili, per far ripartire Mostafa ferito alla volta dell’Italia. Così Mostafa giunge finalmente a Firenze a dicembre dell’anno scorso per attendere l’intervento chirurgico al femore e al piede per lui fissato al CTO di Firenze per il 20 febbraio 2017. Purtroppo il suo cuore durante l’intervento cede.

Le spoglie mortali di Mostafa, per espresso volere della famiglia, sono state trasportate a Catania e depositate al cimitero di Catania. I funerali si sono svolti alle ore 12 del 1 marzo scorso e sono stati celebrati dall’Imam Dott. Mufid Abu Touq in presenza del Sindaco Enzo Bianco, che davanti alla salma, in bara bianca, ha pronunciato un sentito e caloroso discorso con toni di grande umanità per le sorti degli immigrati tutti e specie quelli nella nostra Città. L’Imam di Catania, Mufid Abu Touq, davanti alle esequie di Mostafa, attorniato dall’affetto dei suoi cari e da tanta accorata cittadinanza, ha pronunciato un significativo discorso sull’unicità di Dio e di ogni uomo di fede che segue i precetti religiosi di qualsiasi confessione si tratti.

Una vita spezzata quella di Mostafa. Un sogno spezzato. Come tanti e tanti in millenni di barbarie di ogni genere provocate dalle guerre di strapoteri sul pianeta Terra nel corso della storia dell’umanità. Di cui ogni vita andrebbe ricordata con il proprio nome. E noi, quelli dall’altra parte, dalla parte dell’accoglienza dell’altro e del diverso, a ricordarli con l’animo non indifferente alla sofferenza e alla morte, che per tutti indistintamente sono uguali. Ed è con questo spirito che ricorderemo sempre Mostafa sentendoci anche onorati a ospitare il suo corpo in terra siciliana.

guestauthor Autore
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