Al Teatro Massimo Bellini concerto sinfonico con prima esecuzione di Matteo Musumeci

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Al Teatro Massimo Bellini concerto sinfonico con prima esecuzione di Matteo Musumeci

Il maestro Francesco Di Mauro, direttore d’orchestra dall’intensa attività concertistica sia in Italia che all’estero, ha condotto con adeguata competenza il concerto sinfonico che lo scorso fine settimana ha visto l’Orchestra del TMB misurarsi con la molto attesa prima esecuzione assoluta di un’opera di Matteo Musumeci.

Del compositore catanese, beniamino del suo caloroso pubblico, è stata eseguita la Sinfonia n. 3 in re maggiore opera 82. Con questa partitura Musumeci ha dimostrato ancora una volta di essere un compositore esperto nella musica minimalista, che è basata sulla ripetizione costante di schemi semplici. Nel primo movimento della Sinfonia, la ripetitiva cellula ritmica -ta-ta-tatà-ta-tatà, ta-ta-tatà-ta-tatà, ta-ta-tatà-ta-tatà ecc.- è andata avanti per parecchi minuti, dapprima con pochi strumenti, ma poi in crescendo con un organico sempre maggiore. Questo ipnotico ripetersi di note, che poteva indurre la trance negli ascoltatori più rilassati, ha caratterizzato, con il suo linguaggio essenziale, l’inizio della composizione.
Ma poi Musumeci, nel secondo movimento, ha cominciato a mischiare al minimalismo bei temi melodici ed ariosi, evocativi, come quelli che caratterizzano le colonne sonore dei film. Le intersezioni con tributi a Bach e a Shostakovich, l’accuratezza nell’orchestrazione e l’orecchiabilità hanno fatto della Sinfonia n. 3 un esempio di musica popolare, nel senso migliore del termine: cioè musica di piacevole ascolto, senza intellettualismi e contorcimenti interiori. Qui si rivendica il giusto diritto all’intrattenimento.

Nelle note di sala Matteo Musumeci ha voluto fissare il suo pensiero, descrivendo la sua musica come “La Gioia malinconica del Vissuto”. La Terza sinfonia – afferma – è costruita su un gioco di bassi e ritmi ostinati, slanci melodici, un minimalismo apparentemente inquietante che però poi sviluppa in sé serenità. Vi è l’angoscia del trascorrere del tempo e, allo stesso tempo la gioia di vivere. Ma – conclude – una gioia senza gloria: piuttosto una gioia malinconica del vissuto.

La musica contemporanea è stata protagonista anche della seconda parte del concerto sinfonico, al Teatro Massimo Bellini. Di un un grande del Novecento italiano – Nino Rota (1911-1979) – è stata eseguita “La Strada, suite dal balletto” (prima rappresentazione 1966, con Carla Fracci étoile alla Scala), in cui confluiscono i temi tratti dalla colonna sonora del celebre film, diretto nel 1954 da Federico Fellini con protagonisti Giulietta Masina e Antonhy Quinn.
Nino Rota è stato collaboratore musicale del grande regista: nella suite per il balletto confluiscono anche brani, che sono autocitazioni tratte da altre pellicole musicate da Rota per Fellini: “Lo sceicco bianco”, “Giulietta degli spiriti”, “La dolce vita”, “Rocco e i suoi fratelli”. Per i cinefili ascoltare questa composizione di Rota è stato come immergersi nella produzione e nell’immaginario di Federico Fellini, che nasceva giusto cento anni fa, il 20 gennaio 1920.

Bene ha fatto la Direzione artistica del Teatro (a proposito, rivolgiamo un grazie all’uscente maestro Nicolosi e salutiamo il maestro Carminati, fresco di nomina) per questa programmazione che ha reso omaggio al grande regista.

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