Intelligenza artificiale e professioni: la nuova legge tutela i clienti, ma gli utenti chiedono più garanzie

Intelligenza artificiale e professioni: la nuova legge tutela i clienti, ma gli utenti chiedono più garanzie

Dal 10 ottobre scatteranno per tutti i professionisti gli obblighi sull’uso dell’intelligenza artificiale introdotti dalla legge 132/2025, approvata il 17 settembre dal Senato. La norma, considerata storica dal mondo forense, stabilisce che l’IA potrà essere usata solo come supporto strumentale all’attività intellettuale, mai come sostituto dell’opera del professionista.

Gli avvocati, i notai, i commercialisti e gli altri professionisti dovranno quindi informare i clienti, con linguaggio chiaro e comprensibile, se nei loro studi vengono impiegati sistemi di IA. È un punto cardine dell’articolo 13 della legge, che ribadisce la centralità della decisione umana e il primato del rapporto fiduciario tra cliente e professionista.

“È un risultato che accogliamo con soddisfazione – ha dichiarato Antonino La Lumia, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano – perché pone la persona al centro e rafforza la qualità della giurisdizione”.

Non mancano però le ombre, soprattutto dal lato degli utenti. Molti cittadini, già provati da esperienze di cattivo patrocinio e negligenze professionali, esprimono scetticismo: “Se fino a ieri non riuscivamo ad avere risposte tempestive e difese adeguate, cosa cambierà con l’intelligenza artificiale? – commenta un’associazione di consumatori –. La trasparenza promessa rischia di restare solo sulla carta”.

Altri sottolineano il rischio che l’IA diventi un alibi per mascherare errori o lentezze degli studi legali: “La legge dice che l’algoritmo è solo uno strumento, ma chi ci tutela quando il cliente viene lasciato solo e la causa persa per negligenza?”, osserva un gruppo di utenti che ha segnalato casi di patrocinio inadeguato nei tribunali civili.

Anche le parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, alimentano la riflessione: “La tecnologia può essere straordinaria, ma anche una catastrofe se non guidata dalla coscienza e dalla morale umana”. Un monito che sembra rispondere direttamente alle paure di chi teme che l’IA venga usata come scorciatoia, senza migliorare davvero il rapporto tra professionista e assistito.

In questo quadro, cresce la richiesta di controlli reali e di responsabilità chiare. Gli utenti invocano strumenti di vigilanza e sanzioni per chi non rispetta gli obblighi di trasparenza, perché – come sottolinea un’associazione di utenti della giustizia – “la dignità e la fiducia del cliente devono valere più di qualsiasi algoritmo”.

La legge c’è, i principi sono fissati. Ora resta da vedere se, nella pratica quotidiana delle aule e degli studi, l’intelligenza artificiale saprà essere davvero un alleato dei cittadini o se diventerà l’ennesima promessa disattesa.

Condividilo: