Caltanissetta – A distanza di oltre trent’anni dalla strage di via D’Amelio, il mistero sull’agenda rossa di Paolo Borsellino continua a scuotere le fondamenta della giustizia italiana. La procura di Caltanissetta ha disposto nuove perquisizioni in tre abitazioni dell’ex procuratore Giovanni Tinebra, scomparso nel 2017, alla ricerca di documenti potenzialmente decisivi: tra questi, proprio la famigerata agenda rossa, scomparsa il giorno dell’attentato.
Le perquisizioni, eseguite dai Carabinieri del Ros, si sono svolte in immobili situati nelle province di Caltanissetta e Catania, città in cui Tinebra ha ricoperto incarichi di vertice nella magistratura. La Procura ha precisato che le indagini si sono riaccese a seguito dell’acquisizione di un appunto datato 20 luglio 1992, firmato da Arnaldo La Barbera, allora capo della squadra mobile di Palermo. Nel documento si attesta la consegna al dottor Tinebra di “uno scatolo in cartone contenente una borsa in pelle ed una agenda appartenenti al giudice Borsellino”.
Un passaggio mai emerso nelle precedenti indagini, né menzionato da La Barbera durante le sue deposizioni. Inoltre, nessuna firma di ricevuta da parte di Tinebra figura sull’appunto, il quale non è mai stato trasmesso agli inquirenti durante i primi anni d’indagine sulla strage.
«Gli approfondimenti sin qui condotti – spiega la Procura – non permettono di accertare se la consegna sia realmente avvenuta, né se l’agenda in questione fosse quella rossa oppure un altro taccuino appartenuto a Borsellino. In ogni caso, La Barbera avrebbe avuto tempo e modo per trattenere o duplicare il contenuto dell’agenda prima di qualsiasi consegna».
Ulteriore elemento che alimenta i sospetti è la presunta appartenenza di Tinebra a una loggia massonica coperta operante a Nicosia, dove il magistrato ha prestato servizio per oltre vent’anni, prima di assumere ruoli chiave nell’ambito delle indagini sulla strage, e successivamente nella Procura generale di Catania.
È proprio a Catania che oggi si rivolge l’attenzione degli inquirenti e dell’opinione pubblica: si ipotizza che possano esistere ancora riferimenti, residui documentali o elementi significativi conservati in archivi privati o dimenticati, che potrebbero gettare nuova luce sulle attività dell’ex magistrato, anche in relazione a delicate inchieste del passato. Non è escluso che, proprio negli ambienti giudiziari etnei, possano riemergere tracce o connessioni con le vicende ancora oscure legate alla sparizione dell’agenda.
Le ombre sull’operato di Tinebra – mai del tutto dissipate – riemergono con forza. Durante la sua carriera, soprattutto nel periodo catanese, non sono mancati dubbi, discrepanze e interrogativi mai chiariti, su alcune condotte e su possibili interferenze nei circuiti investigativi. Il sospetto, oggi più che mai, è che frammenti della verità possano trovarsi ancora nascosti tra le pieghe della sua lunga e influente attività giudiziaria.
Nel corso delle perquisizioni, è stata acquisita documentazione ora al vaglio della magistratura, che potrebbe contribuire a ricostruire tasselli finora mancanti di una vicenda che resta una ferita ancora aperta nella storia della Repubblica.