28 luglio 1943: Pietro Nenni internato a Ponza, assiste all’arrivo di Mussolini, che non vedeva dal 1923, anche lui internato a Ponza

28 luglio 1943: Pietro Nenni internato a Ponza, assiste all’arrivo di Mussolini, che non vedeva dal 1923, anche lui internato a Ponza

 

Di Santi Maria Randazzo

Dopo la riunione del Gran Consiglio tenutasi nella notte tra il 23 ed il 24 luglio 1943, nella quale Mussolini venne messo in minoranza con 19 voti contrari e 6 a favore, su un ordine del giorno Grandi che sconfessava la direzione della guerra da parte di Mussolini, questi cercò di far intervenire il capo della Milizia Galbiati, il capo della Polizia Chierici e il Federale di Roma nel vano tentativo di far arrestare i 19 ribelli che lo avevano sfiduciato. Il 25 luglio Mussolini, recatosi a Villa Savoia per conferire con il Re, viene informato che in conseguenza del voto del Gran Consiglio era decaduto da capo del governo e che il Maresciallo Badoglio era stato incaricato di formare il nuovo Gabinetto governativo; inoltre che da quel momento lui si trovava in stato d’arresto. Dopo l’arresto, inizialmente viene disposto che Mussolini venga condotto dai Carabinieri nella frazione Santa Maria dell’isola di Ponza dove già si trovava in stato di arresto Pietro Nenni ed altri seicento internati. Il 26 luglio il direttore del campo di confinamento di Ponza, Vassallo, convoca i soggetti più rappresentativi internati nell’isola e li informa della caduta di Mussolini, invitandoli, in conseguenza di tale avvenimento, a non turbare l’ordine dell’isola.La notizia della caduta di Mussolini si sparge in un attimo per tutta l’isola di Ponza e alla data del 26 luglio 1943 Pietro Nenni scriverà nel suo diario: “Al campo c’è un’allegria delirante alla quale hanno l’aria di partecipare anche gli agenti. In paese si beve a garganella. I soldati fanno gruppo al banco dei caffè vuotando bicchieri in onore del “maresciallo”. In casa di Zaniboni [colui che attentò alla vita di Mussolini] – che trovo raggiante e commosso – affluiscono fiori da parte di isolani che vogliono testimoniargli la loro simpatia. Un carabiniere messo in vena di confidenze mi dice: ‘E pensare che se quello lì (accenna a Zaniboni e fa l’atto di imbracciare il fucile e sparare) avesse avuto un minuto di tempo in più, non sarebbe successo niente, niente di tutto ciò’ (e fa un gesto come di chi traccia i confini misteriosi di un mondo in rovina)”.Il 28 luglio 1943, verso le ore 10, la corvetta della Marina Italiana G40 che conduceva Mussolini al luogo del suo confinamento fece il suo ingresso nel porto di Ponza, gettando l’ancora a cento metri dal molo. Dalla corvetta scesero inizialmente un generale e alcuni ufficiali per coordinare con la locale capitaneria le modalità di trasporto di Mussolini presso la frazione di Santa Maria.L’unica automobile che si trovava sull’isola di Ponza venne inviata alla frazione di Santa Maria per predisporre il trasferimento di Mussolini nella “villa del Ras”, così chiamata perché lì era stato ospitato il prigioniero di guerra Ras Imerù.Alle 11 dello stesso giorno una barca affianca la corvetta G40, prende in carico Mussolini, scortato da sei carabinieri, e lo trasporta nella frazione di Santa Maria, nella “villa del Ras”,dove viene guardato a vista da 14 carabinieri comandati da un tenente-colonnello. Il 28 luglio Pietro Nenni scrive sul suo diario: “Dalla finestra della mia stanza, col cannocchiale, ora vedo distintamente Mussolini: è anch’egli alla finestra, in maniche di camicia e si passa nervosamente il fazzoletto sulla fronte. Scherzi del destino! Trenta anni fa noi eravamo in carcere assieme, legati da un’amicizia che pareva dover sfidare il tempo e le tempeste della vita basata come era sull’odio comune della società borghese e della monarchia e sulla volontà di non dar tregua al nemico comune. Oggi eccoci entrambi confinati nella stessa isola; io per decisione sua, egli per decisione del re e delle camarille di corte, militari e finanziarie che si sono servite di lui contro di noi e contro il popolo e che oggi di lui si disfanno nella speranza di sopravvivere al crollo del fascismo. […] Fra la comune prigionia del 1911 e questo fortuito comune confinamento a Ponza, trenta anni di cui venti sono stati per lui anni di potenza, di orgoglio, di folli ambizioni e di sconfinati abusi di potere, e sono stati per me anni di lotta, di miseria, di dolore, da carcere a esilio, da esilio a carcere, da una sconfitta a un’altra, ma senza che l’umiliazione o la vergogna abbiano mai piegato la mia fronte.”

 

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