OGNINA, IL CASO DELLA GRU: TRA VIDEO DENUNCE, INTERVENTI “TARDIVI” E DUBBI DI LEGITTIMITÀ

OGNINA, IL CASO DELLA GRU: TRA VIDEO DENUNCE, INTERVENTI “TARDIVI” E DUBBI DI LEGITTIMITÀ

Il porticciolo di Ognina torna sotto i riflettori dopo la video-denuncia di un comitato cittadino che ha segnalato la presenza di una gru abbandonata da oltre un decennio. Il silenzio delle istituzioni e la risposta improvvisa riaccendono interrogativi sulla regolarità delle attrezzature portuali e sulle concessioni demaniali.

Catania – Un vecchio braccio meccanico, da anni arrugginito, inutilizzato e apparentemente dimenticato nel porticciolo di Ognina, è diventato il simbolo di una gestione poco trasparente degli spazi portuali e delle infrastrutture connesse. A sollevare il caso è stato un comitato cittadino della borgata marinara che, attraverso una video-denuncia diffusa su YouTube e TikTok, ha puntato i riflettori su una gru che, secondo “voci di popolo”, non sarebbe mai stata né revisionata né collaudata da oltre dieci anni.

L’intervento “dopo il clamore”

Dopo migliaia di visualizzazioni e una crescente attenzione mediatica, nei giorni scorsi la gru è stata improvvisamente smontata, almeno in parte. Alcuni sostengono si tratti di un intervento di manutenzione e collaudo “urgente”, altri ritengono invece che l’iniziativa sia stata sollecitata dalla Capitaneria di Porto, anche se quest’ultima tesi è accolta con scetticismo, specie alla luce di un evidente conflitto di interessi: mezzi della Guardia Costiera ormeggiano da tempo in un’area in concessione agli stessi soggetti privati cui ora viene contestata la richiesta di ampliamento della concessione.

Profili di responsabilità e zone d’ombra normative

Questa vicenda solleva numerosi dubbi, tanto sul piano del diritto amministrativo, quanto su quello del diritto civile e penale. Le concessioni demaniali marittime sono regolate dagli articoli 36 e seguenti del Codice della Navigazione, e prevedono che ogni struttura installata su area demaniale – come appunto una gru – sia autorizzata espressamente, sottoposta a collaudi periodici e conforme alle normative sulla sicurezza della navigazione.

Nel caso specifico, la mancata manutenzione e l’assenza di collaudi rappresenterebbero una violazione non solo del Codice della Navigazione, ma anche delle norme del Testo Unico sulla Sicurezza del Lavoro (D.Lgs. 81/2008), che impone l’obbligo di verifica periodica per le attrezzature di sollevamento. Sul piano penale, ciò potrebbe configurare i reati di omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro (art. 437 c.p.) o perfino attentato alla sicurezza dei trasporti (art. 432 c.p.) qualora fosse dimostrata la pericolosità della struttura in ambito portuale.

Diritto civile e danni potenziali

Anche sul piano civilistico, l’eventuale malfunzionamento della gru – che potrebbe causare incidenti a persone o danni a imbarcazioni – attribuirebbe piena responsabilità in capo al concessionario, in base agli articoli 2043 e 2051 del codice civile, che disciplinano il danno ingiusto e la responsabilità per le cose in custodia.

La questione delle concessioni demaniali

Ulteriore nodo è quello delle concessioni. Se la gru si trova in un’area demaniale in concessione a un soggetto privato, è lecito chiedersi se vi siano state ispezioni, verifiche e controlli da parte degli enti preposti. E se ora lo stesso soggetto richiede un’estensione della concessione, è doveroso domandarsi con quale criterio venga valutata l’idoneità del concessionario, alla luce di una gestione passata che potrebbe essere definita quantomeno opaca.

Nel silenzio delle autorità preposte, restano da chiarire:

  • Chi ha autorizzato originariamente l’installazione della gru?

  • Quali sono gli ultimi collaudi effettuati e da chi?

  • Esistono verbali di ispezione da parte della Capitaneria di Porto o di altri enti competenti?

  • L’area in concessione rispetta i requisiti previsti dalle normative demaniali e marittime?

  • Qual è l’interesse pubblico tutelato in questa vicenda?

Conclusioni

Il caso della gru di Ognina non può essere liquidato come un episodio marginale. Esso tocca il cuore della gestione del demanio marittimo, della sicurezza nei porti, del ruolo delle autorità di vigilanza e, in ultima istanza, del rapporto tra cittadino e istituzioni.

In attesa di risposte ufficiali, resta la sensazione che, ancora una volta, a smuovere le acque siano stati solo i cittadini, con i loro video, le loro voci e la loro ostinazione.

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