Il 22 Agosto del 1822, il Vescovo di Lanciano, Francesco Maria Petrarca, ha approvato la devozione al Sacro Manto da recitare per trenta giorni consecutivi, magari durante il mese di Marzo, in memoria dei trent’anni trascorsi da Giuseppe con Gesù. Se storia o leggenda, non si può affermare con certezza tranne che con la Fede, la tradizione conservata in alcuni monasteri benedettini narra che Giuseppe, dovendo acquistare il legname per il suo lavoro da un burbero commerciante di nome Ismaele, che non viveva altro che per accumulare ricchezze, non disponendo di tutto il denaro, su suggerimento di Maria portò con sé il manto che lei gli aveva donato il giorno del matrimonio, per barattare la parte restante. Dopo alcune difficoltà, Ismaele addivenì all’accordo e nei giorni che seguirono, constatò che le ulcere di cui soffriva agli occhi si erano ridotte sino alla guarigione; nella sua famiglia da quel giorno fu pace e coraggio e il vecchio usuraio si pentì di essere stato tanto avido ed insensibile. Ismaele e la moglie Eva, recando doni e prostandosi ai piedi di Giuseppe, gli promisero devozione eterna e divulgazione della devozione del Sacro Manto. Assai più tardi, Santa Teresa D’Avila confidando nella venerazione verso il mistero religioso, sosteneva con fiducia che “qualsiasi grazia si chieda a San Giuseppe affidandosi al suo Sacro Manto, essa verrà certamente concessa”.
Nel 2020, San Giuseppe è stato ricordato da Papa Francesco in una meravigliosa lettera apostolica intitolata “Patris Corde”, “Con Cuore di Padre”, in occasione del centocinquantesimo anniversario del riconoscimento al Santo di Patrono della Chiesa Universale, affinché la garantisca e protegga. Papa Francesco lo ricorda inoltre come Custode del Redentore e Patrono della dignità dei lavoratori, lui che in silenzio si mise al servizio del disegno salvifico di Dio, che gli obbedì quando in sogno gli aveva rivelato la gravidanza della sua consorte Maria.
Ciò che Papa Francesco ha stigmatizzato in “Patris Corde”, considerando il ruolo che Giuseppe ebbe nella vita di Gesù e Maria, è la sua silenziosa missione di marito e padre protettivo che anche prima del sogno mette a riparo Maria dalla legge sociale che prevedeva di ripudiare e lapidare pubblicamente la donna adultera. Compresa pienamente la sua missione, Giuseppe spenderà la propria esistenza per circondare il Figlio di Dio di ogni genere di tutela, a riparo della malvagità di Erode per primo e di suo figlio Archelao dopo. Soffrirà come un padre naturale l’indipendenza di Gesù, coscientemente assorbito dalla missione del Padre suo. San Giuseppe è poco presente nei Vangeli e certamente era già morto quando Gesù morì a trentatre anni sulla croce: chissà la sua pena nel non averlo potuto proteggere un’ultima volta e nel vedere la sua sposa addolorata dalla più grande delle sofferenze…
Giuseppe, sposo di Maria, padre putativo di Gesù, Patrono della Chiesa, lavoratore dei lavoratori, oggi come non mai rappresenta il tipo di compagno che ogni donna dovrebbe avere accanto, comprensivo, aperto esente da giudizio, sposo e padre responsabile nel garantire la dignitosa sopravvivenza e la serenità della famiglia; oggi che i valori sono praticamente scomparsi da qualsiasi orizzonte, che sono piuttosto opzionati, calcolati in base ad un ego-riferimento che spinge sull’onnipresenza e non sull’esistenza.
Lo ricordiamo oggi e guardiamo a lui con gratitudine e speranza…