Un episodio recente ha acceso il dibattito tra i magistrati e il Ministero della Giustizia, generando una preoccupante tensione che rischia di compromettere il principio fondamentale di indipendenza della magistratura. La Giunta Nazionale dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) ha definito come “una indebita ingerenza” la richiesta avanzata dal ministero per conoscere i verbali di rinvio delle udienze del Tribunale di Napoli Nord, dove i giudici avevano aderito allo sciopero del 27 febbraio contro la separazione delle carriere.
L’origine della vicenda risale a un articolo pubblicato sul quotidiano Il Tempo, che raccontava di un giudice che aveva inserito nel verbale di rinvio un comunicato dell’Anm sulla condanna del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, anziché il comunicato ufficiale dell’associazione per la giornata di astensione. Il comunicato dell’Anm condannava la separazione delle carriere, un tema di grande rilevanza politica e giuridica, e poneva l’accento sulla vicenda processuale del sottosegretario Delmastro, in cui la condanna in primo grado è giunta nonostante la richiesta di assoluzione del pubblico ministero.
Il Ministero della Giustizia, guidato dal ministro Carlo Nordio, ha chiesto la trasmissione dei verbali di rinvio per esaminare il contenuto degli stessi. La richiesta è stata indirizzata alla presidente della Corte d’Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, che ha a sua volta coinvolto il presidente del Tribunale di Napoli Nord, Luigi Picardi, invitando i giudici a condividere i verbali. Nonostante il tentativo di giustificare la richiesta come una misura volta a chiarire l’episodio legato al comunicato su Delmastro, l’iniziativa è stata vista dai colleghi come una forma di sindacato sul diritto di sciopero, che rischia di minare l’autonomia e la libertà di adesione alla protesta.
L’Associazione Nazionale Magistrati ha reagito con fermezza, sottolineando come questa richiesta del Ministero non solo sembri un’intrusione nelle modalità con cui i magistrati hanno aderito allo sciopero, ma anche una violazione del diritto costituzionale di manifestare dissenso. L’Anm ha espresso preoccupazione per questa iniziativa, ribadendo che il diritto di sciopero è tutelato dalla Costituzione e che ogni magistrato ha la libertà di esercitarlo nel rispetto delle proprie convinzioni, senza subire pressioni o interferenze esterne.
Anche la Giunta Esecutiva Centrale dell’Anm ha dichiarato il proprio sostegno ai colleghi del Tribunale di Napoli Nord, lodando la loro reazione tempestiva. In parallelo, è emersa una precedente iniziativa del Ministero, datata 21 febbraio, in cui veniva richiesto ai presidenti delle Corti d’Appello e ai procuratori generali di fornire i dati percentuali sull’adesione allo sciopero. Questa richiesta, ritenuta anomala, è stata interpretata dai magistrati come un tentativo da parte del Ministero di sminuire il successo dell’iniziativa, che secondo le stime dell’Anm aveva visto un’adesione intorno all’80%.
Conclusioni dell’Editore
In questa vicenda, MetroCT si schiera apertamente dalla parte dei magistrati e delle battaglie che l’Associazione Nazionale Magistrati sta portando avanti, in particolare per la tutela della separazione delle carriere e dell’indipendenza della magistratura. È essenziale che i giudici possano esercitare il loro diritto di protesta senza timore di ritorsioni o di indebite pressioni esterne. La giustizia non può essere messa in discussione da interferenze politiche o da tentativi di limitare la libertà di espressione e di manifestazione di chi è chiamato a garantire l’equità del sistema legale.
Questa crisi di fiducia tra il Ministero e la magistratura non giova a nessuno, meno che mai ai cittadini, che si trovano spettatori di uno scontro che rischia di distrarre dalle reali necessità del sistema giuridico. Sostenere la magistratura in questo momento è un passo fondamentale per preservare l’autonomia del sistema giudiziario e garantire che la giustizia resti un pilastro solido e imparziale del nostro Stato.