Tango delle Capinere di Emma Dante, tanta fisicità poche parole

Tango delle Capinere di Emma Dante, tanta fisicità poche parole

di Alfio Chiarello

Poche, pochissime parole e tutte in dialetto siciliano per una piece teatrale ricca di contenuti ma fondamentalmente priva di testo. Nei 60 minuti dello spettacolo, solo qualche scambio di battute spese dai due attori, per brandelli di dialogo ordinario sulle piccole cose di tutti i giorni. Nient’altro. Ma il teatro è pure questo. E non servono necessariamente effluvi di parole alate per creare la magia. Ne è la prova Il Tango delle Capinere, della scrittrice palermitana Emma Dante, anche regista, rappresentato al Piccolo Teatro della Città di Catania, che trova nei riti della quotidianità, nella complicità all’Interno della coppia, nell’attrazione fisica, nelle “pazzie” e nelle ordinarie incomprensioni il materiale per una pièce dall’alto contenuto simbolico. Il tutto veicolato attraverso la fisicità degli attori tramite vorremmo dire, il linguaggio del corpo, che sarà pure meno evoluto di quello formale, ma è sempre più vigoroso e diretto.

Nessuna sorpresa per chi ha assistito ad altre opere della scrittrice, rispetto alla quale la sensualità e la vitalità (e sul fronte opposto) la decadenza fisica e la morte sono come un marchio di fabbrica. Così come non è una novità la capacità dell’autrice di trasformare le piccole vicende della vita in forme poetiche nelle quali lo spettatore finisce con il riconoscersi e identificarsi. Magia del teatro.
Nel Tango delle Capinere domina la nostalgia, alimentata a flussi dal ricordo. Esso procede attraverso dei flash che si attivano man mano che la protagonista femminile, una vecchietta malandata sopravvissuta al marito, ritrova degli oggetti (un carillon, delle pillole, un orologio) e che le consentono di rivivere eventi topici del passato: il momento dell’innamoramento, la nascita del figlio, la muffa domestica (anche quella), un magico capodanno con tanto di sbornia, e come se non bastasse, tango, twist e belle canzoni di altri tempi. Il Tango delle Capinere -dichiara l’autrice – è l’approfondimento di uno studio che apparteneva alla trilogia degli occhiali, il componimento di un mosaico dei ricordi che rende sopportabile la solitudine di chi sopravvive all’altro.
Di grande effetto l’impianto registico
Sulla scena Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, applauditi con convinzione, e meritatamente , dal numeroso pubblico in sala.

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