Un pareggio che sa di beffa. Un altro passo falso per il Catania che, ancora una volta, si ritrova a lottare contro se stessa più che contro gli avversari. Il risultato finale, 1-1 contro il Foggia, non basta a risollevare le sorti di una squadra che sta vivendo uno dei periodi più difficili della sua storia recente.
La delusione è palpabile, e non solo per il punto strappato sul campo. Quella che doveva essere una partita di riscatto, un’occasione per dimostrare il carattere di una squadra che vuole lottare per la salvezza, si è trasformata nell’ennesima prova di mediocrità. Inutile nascondersi dietro il pareggio: il Catania ha giocato male, come ha fatto spesso in questa stagione, e i segnali di preoccupazione non mancano.
Una delle domande più urgenti da porsi è la seguente: perché una squadra con tanto potenziale, almeno sulla carta, si ritrova in questa situazione? Gli infortuni, certo, possono sembrare un alibi, ma è fondamentale chiedersi: perché tanti giocatori sono continuamente acciaccati? Cosa c’è dietro questa lunga lista di infortuni? La risposta potrebbe essere nel mercato, nella gestione della preparazione atletica e nella scelta dei giocatori. Non è difficile ipotizzare che l’età avanzata di alcuni elementi della rosa e i loro passati problemi fisici possano aver avuto un impatto negativo sulla tenuta fisica. L’acquisto di giocatori in condizioni non ottimali non può essere giustificato da un’analisi superficiale.
E poi c’è la questione della condizione fisica. Perché gli avversari sembrano avere una marcia in più mentre il Catania fatica a mantenere il ritmo? È evidente che il lavoro sul campo, durante la settimana, non sta dando i frutti sperati. Se anche i singoli non rendono, non può essere solo colpa loro: è un problema collettivo, legato alla preparazione, alla motivazione e alla gestione delle risorse.
La partita di oggi è stata un perfetto esempio della situazione di crisi che il Catania sta attraversando. Fino al gol del Foggia, la squadra etnea è stata incapace di imporsi, dimostrando poca qualità e ancor meno voglia di lottare per i tre punti. La rete del pareggio è arrivata grazie a una reazione d’orgoglio, un’impennata che però non ha cancellato le carenze strutturali che affliggono questa squadra. Il Catania ha avuto il merito di lottare nei venti minuti successivi al gol subito, ma alla fine, il pareggio è il risultato più giusto. Una vittoria sarebbe stata ingiusta rispetto a quanto visto in campo.
L’interrogativo che sorge spontaneo è: dove sta andando questa squadra? Si può continuare così? E se sì, con quale prospettiva? La zona retrocessione è sempre più vicina e la paura di vedere il Catania scivolare in serie inferiori è concreta. Il presidente Pelligra, di fronte a questa continua serie di delusioni, deve fare un esame di coscienza. La squadra ha bisogno di una scossa, di un cambiamento radicale se non si vuole vedere il club scivolare ancora più giù.
Non basta più guardare alla fine del campionato con speranza. Bisogna agire subito, mettere in discussione le scelte fatte finora e pensare a un futuro che, se non si cambia rotta, potrebbe essere molto più amaro di quanto si immagini. Il Catania non ha tempo, e ora è arrivato il momento di decidere se continuare a sperare o affrontare la realtà con determinazione.
Pelligra ha una responsabilità enorme. Ora è il momento di dimostrare di essere all’altezza della situazione, con decisioni coraggiose e concrete. Altrimenti, il futuro del Catania sarà davvero incerto.