Nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2025, che rappresenta tanto un bilancio dell’anno appena trascorso quanto un momento di programmazione per il futuro, desidero esprimere il mio apprezzamento per il rapporto istituzionale che si è consolidato tra la magistratura e l’avvocatura nel Distretto di Corte d’Appello di Catania. È stato un anno contraddistinto da uno spirito di collaborazione e reciproca comprensione che ha prevalso su posizioni di chiusura, portando a risultati positivi in ogni settore.
Un esempio emblematico di questa collaborazione si è verificato recentemente durante l’allerta meteo, quando i vertici degli Uffici Giudiziari hanno cercato di immedesimarsi nelle difficoltà degli avvocati, rispondendo con attenzione alle problematiche emergenti. Voglio ringraziare in particolare il Presidente della Corte d’Appello e i Presidenti dei Tribunali per il loro impegno.
Tuttavia, la giustizia vive oggi un periodo di profonda sfiducia. Questa sfiducia, un tempo concentrata nelle istituzioni politiche, ora investe anche la magistratura. È in questo contesto che l’avvocatura ha il compito di intraprendere un percorso di autoanalisi per risolvere le problematiche della professione, anche attraverso una proposta di riscrittura della legge professionale. Una proposta che mira non solo a rafforzare il ruolo dell’avvocato in Costituzione, ma a garantire una migliore tutela dei diritti dei cittadini.
A questo proposito, voglio ribadire l’importanza della parità di ruolo degli avvocati nei Consigli Giudiziari. Una buona amministrazione della giurisdizione è essenziale per il bene della collettività, e non può prescindere dal contributo di entrambe le categorie, avvocatura e magistratura, con un reciproco riconoscimento e rispetto delle rispettive prerogative.
Purtroppo, dobbiamo anche registrare alcune criticità che meritano attenzione. La riforma dei processi ha portato ad una crescente affidabilità dei procedimenti a giudici onorari, creando una giustizia divisa su due binari separati, con un impatto negativo sulle garanzie dei cittadini. La questione del Giudice di Pace merita particolare attenzione, poiché i costi di gestione degli uffici sono adesso a carico dei Comuni, che, senza adeguati fondi e personale, sono costretti a chiudere gli uffici, privando i cittadini di accesso alla giustizia.
Inoltre, l’innovazione tecnologica, purtroppo, ha portato con sé disorganizzazione e approssimazione, con il sistema telematico che non ha ancora trovato una gestione efficiente. Nonostante le buone intenzioni, la mancanza di formazione adeguata e di programmazione ha reso difficile l’implementazione dei sistemi, creando numerosi disagi a giudici, avvocati e cancellieri.
Un altro punto critico riguarda il patrocinio a spese dello Stato. Le fatture non saldate, per un ammontare di circa sei milioni di euro, sono un problema serio che compromette la giustizia sociale, in quanto impedisce a molti difensori di adempiere al loro ruolo con la dovuta attenzione.
Infine, non possiamo trascurare i temi sollevati dall’Avvocatura riguardo al decreto sicurezza, un provvedimento che suscita preoccupazioni, in quanto può essere incompatibile con i principi cardine del nostro ordinamento giuridico. La legge, infatti, sembra rispondere più alla paura dei cittadini che non alla necessità di soluzioni effettive e giuste. Il sistema carcerario, per esempio, è in crisi, con un aumento preoccupante dei suicidi nelle carceri e condizioni di detenzione inumane, che la Presidenza della Repubblica ha giustamente definito indecorose per un Paese civile.
La nostra Costituzione, pilastro del nostro ordinamento, deve essere rispettata nella sua interezza. Non possiamo usare la Carta Costituzionale solo quando ci minaccia direttamente, ma dobbiamo difenderla in ogni momento, in tutte le sue parti, come una struttura unitaria e indivisibile.
In merito alla separazione delle carriere, rispetto le opinioni contrarie e sono pronto al dialogo su questi temi, ma rifiuto una discussione che si risolva in un muro contro muro tra le forze politiche. È essenziale che le regole della giustizia siano il risultato di decisioni condivise, in cui la responsabilità di maggioranze e minoranze sia egualmente pesante.
La Costituzione è l’esempio di un equilibrio tra i poteri, e finché questo equilibrio non verrà rispettato, le nostre istituzioni saranno compromesse. La giustizia non può diventare uno strumento per prevalere su altre istituzioni, ma deve restare un valore centrale nella nostra democrazia.
Se la Costituzione viene violata, la nostra democrazia rischia di crollare, e con essa, anche il nostro diritto di essere cittadini liberi e uguali.
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