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La più grande storia d’amore di tutti i tempi. Ritorna sulle scene del Teatro Massimo Bellini di Catania uno dei grandi classici della storia della danza, Romeo e Giulietta di Sergej Prokof’ev, in scena per una settimana da sabato 30 marzo. È a partire dall’omonima, celeberrima tragedia di William Shakespeare, pubblicata sul nascere dell’età barocca, che il musicista russo ha elaborato un balletto tra i più straordinari dell’intero repertorio, ricco di emozioni e di dettagli descrittivi, teatro travolgente allo stato puro: tra variazioni tecniche, danze d’insieme e appassionanti passi a due prende anima, cuore e corpo la vicenda dei due sventurati amanti veronesi.
Composto su commissione del Teatro Kirov di Leningrado, il balletto appartiene alla produzione degli anni sovietici del compositore, il periodo che si estende dal 1936, anno in cui fa definitivamente ritorno in patria dopo un’esaltante carriere di virtuoso del pianoforte in Europa e negli Stati Uniti, fino al 1948, quando il Partito comunista bolla la sua musica di formalismo e di intellettualismo, mettendola al bando dalle scene russe. Anche Romeo e Giulietta, tuttavia, finisce col vedere la luce non già nel teatro che ne aveva richiesto la composizione, dove verrà presentato solo nel gennaio del 1940, ma sul palcoscenico del Teatro nazionale di Brno, dove debutta il 30 dicembre del 1938. Da allora è stato un ininterrotto fiorire di versioni leggendarie, tra cui quella di Kenneth MacMillan, consacrata dal talento di Rudol’f Nureev e Margot Fonteyn, a quelle, più recenti e dichiaratamente contemporanee, di Angelin Preljocaj e Jean-Christophe Maillot, che hanno avuto vasta eco internazionale. Il Teatro Massimo Bellini di Catania ha accolto il capolavoro di Prokof’ev soltanto nel 1987, ma da allora ha ospitato interpreti di altissima caratura, tra cui Carla Fracci, nel 1988, ed Eleonora Abbagnato, indimenticabile protagonista nel 2010, su coreografie di Luciano Cannito.
Proviene direttamente dalla Repubblica Ceca, invece, la nuova versione proposta dal teatro J.K. Tyl di Plzeň, ridente cittadina della Boemia occidentale. Ufficialmente costituito nel 1948, il corpo di ballo locale vanta una tradizione ormai secolare e, dal dopoguerra in poi, è stato guidato da alcune tra le figure più significative della danza mitteleuropea, tra cui Jiří Němeček, nel corso degli anni Cinquanta, e Jiří Pokorný, che lo dirige attualmente dal 2003. Specializzato nelle grandi pagine del repertorio classico, ma aperto alle sperimentazioni contemporanee, il corpo di ballo boemo è già stato applaudito al Bellini di Catania appena tre anni or sono per una memorabile edizione di Spartacus di Aram Chačaturjan. Ritorna adesso, attesissimo, con una nuova versione di Romeo e Giulietta firmata da Libor Vaculík, che a una solidissima formazione internazionale ha affiancato, nel corso degli anni, una predilezione per le contaminazioni con il cinema e il musical, alla luce dei quali firma una coreografia di straordinario impatto emotivo. Da segnalare la presenza sul podio di una giovanissima direttrice d’orchestra catanese, Claudia Patanè, che si è diplomata al Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma e perfezionata all’Accademia Musicale Pescarese, e che dal gennaio di quest’anno è direttore associato del Teatro di Plzeň: a lei spettano le prime due recite, mentre le rimanenti cinque, dal 2 al 6 aprile, vedranno subentrare la bacchetta di Norbert Baxa, che del medesimo teatro è direttore d’orchestra principale sin dal 2015.

(Claudia Patanè direttrice d’orchestra nella foto)

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