Omofobia a Catania, intervista a Agnese Vittoria

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Omofobia a Catania, intervista a Agnese Vittoria

Uno dei casi cronaca, di qualche giorno fa nella nostra città, riguarda lo spiacevole episodio di omofobia ai danni di Agnese Vittoria Vitale, avvenuto all’interno di un bar di un grande negozio, nel cuore di Catania. Certamente il caso che affrontiamo, è molto delicato, perché lede la dignità di una persona che per la sua identità, è continuamente esposta a stupidi stereotipi, nonché a commenti inopportuni, che vanno contrastati in modo netto, da tutti ragazzi ed adulti. Parliamo di quanto è successo proprio con la signora Vitale.

Domanda: Agnese, cosa è successo in quel bar?

Risposta: Nel bar è successo che, mentre ero per fatti miei e prenotavo il mio thè, questi signori hanno iniziato a sfottermi e prendermi in giro, io mi sono semplicemente difesa li ho richiamati, con risolutezza, invitandoli a scherzare fra loro e a rispettare le persone. E’ stato in questo preciso istante che, mi hanno accerchiata, sgridata e con i visi quasi appiccicati al mio. Subito dopo, uno di loro ma ha spintonata, dato un ceffone ed ingiuriata davanti a tutti col termine: “ricchione.” E’ vero che lui è stato bloccato, ma non sapremo mai se mi avesse pestato o mi avrebbe aspettata fuori, per continuare la rissa, visto che un ragazzo del negozio, aveva visto che costoro erano fuori che aspettavano, così sono stata consigliata, a quel punto di trattenermi nel bar. Questi signori hanno sbagliato, e se avessero avuto la coscienza pulita non dovevano perdere la pazienza, reagendo in modo violento sia a livello fisico che verbale, perché ciò che hanno fatto è stata violenza. Ho fatto denuncia il giorno dopo, e i carabinieri non hanno considerato pretestuosa la mia denuncia.

D: In totale sincerità, adesso a distanza di giorni, pensa di aver provocato queste persone al litigio con la sua riprensione nei loro confronti?

R: Io non ho provocato nessuno, non mi piace questo termine perché ricorda un po’ quel provincialismo moralista, tutto italiano, quando ad esempio, una donna sta zitta davanti al marito, per evitare che venga picchiata. Chiariamo una cosa: io non sono il giocattolo di nessuno. Si può scherzare con un giocattolo, visto che non si ribella, ma non con un essere umano, perché devo essere io a dire a chicchessia, quello che puoi fare o non fare con il proprio corpo? Né tu, né io possiamo farlo. Non giustifico sicuramente il fatto che li ho mandati a quel paese con gesti inequivocabili,ma chi è quella persona che si fa mettere i piedi in faccia? Ma siamo seri, la mia reazione non viola i diritti umani, la loro si.

D: Cosa ha provato, in quel momento?

R: In quel momento, ho provato molta, ma molta compassione per questi tizi. Io di fronte l’ignoranza provo pena, per il semplice motivo che essi vivono dentro la loro percezione e preconcetti riguardo la vita, non confrontandosi con altre, situazioni diverse e personali. Non comprendono, o non vogliono capire che, avere un’atteggiamento così oltre che essere a mio parere sbagliato, crea in chi subisce queste cose, solo umiliazione e dolore. Di altro no, perché comunque ormai ho la pellaccia dura, visto che, tutti i giorni mi capitano episodi del genere, anche se questo è stato più “originale” rispetto ai precedenti.

D: Come possiamo contrastare l’omofobia?

R: L’omofobia e la transfobia, così come la xenofobia, e la misoginia, sono radicati in questo sistema da secoli e millenni. I motivi per i quali esistono sono tanti, quello principale è la fobia di ciò che non conosci; la serenità psicologica di sentirsi superiore, rispetto ad un altro va abolita. Bisogna insegnare il rispetto a scuola, prima di una legge che condanni questi reati, ci vuole l’istruzione fin da piccoli, che non significa plagiare come pensa qualche fondamentalista, ma educare alla vita, ad essere solidali, con tutti gli esseri umani, per migliorarsi, creando, un modo di convivenza civile, gli uni e gli altri, in forma equa e libera.

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