La HJO Jazz Orchestra al Teatro Antico con “Classic… in Swing”

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La HJO Jazz Orchestra al Teatro Antico con “Classic… in Swing”

Autore: Francesca M. Lo Faro
La musica classica si rigenera al ritmo pulsante del jazz. Lo ha dimostrato lo spettacolo “Classic… in Swing” in scena al Teatro Antico di Catania, con la HJO Jazz Orchestra diretta da Sebastiano Benvenuto Ramaci, nell’ambito della Stagione estiva del Teatro Massimo Bellini “Notti d’estate”.
La musica classica in versione swing è piaciuta sia a chi ama la musica colta, sia agli appassionati della musica detta un tempo “degenerata”. I due mondi sonori sono stati in grado di dialogare e, senza rapporti gerarchici, sono stati proposti in versione swing opere fondamentali nella cultura musicale europea: il Coro degli zingari da “Il Trovatore” di Verdi; il concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Cajkovskij; il Bolero di Ravel e la Danza ungherese n. 5 di Brahms. Il mix dei due diversi generi musicali si è fuso in un unico abbraccio sonoro anche quando è stata eseguita la canzone popolare russa “Oci Ciornie”, chiamata da Ramaci “Dark Eyes” in omaggio alla lingua parlata nella patria dello swing.
Il sostantivo “contaminazione” ha una connotazione negativa, ma non in ambito musicale, come dimostra bene l’ultimo spettacolo della HJO, orchestra capace di mischiare i diversi generi musicali con un atto dal potente valore simbolico, condotto forse controcorrente in un mondo che ama sempre meno l’ibridazione e il meticciato sociale. Ma l’innovazione – in tutti i campi e anche nella musica – può essere feconda soltanto se si osa rinnovare, studiare, ricercare e attingere a bacini che non siano soltanto quelli della cultura classica ed accademica. Ben vengano, dunque, operazioni come “Classic… in Swing” per riaffermare le pretese di universalità della musica.
La HJO ha anche riproposto i classici del genere swing e le pietre miliari che hanno reso famose le big band. Ecco dunque eseguiti i brani di Duke Ellington e di altri cavalli di razza, che danno agio al sax tenore di produrre eccezionali assolo. Di George Gershwin è stata proposta la Rapsodia in blu nella sognante versione arrangiata da Glenn Miller. Il clou della serata è raggiunto con l’ingresso in scena della voce black di Rosalba Bentivoglio, il cui canto nero ha dentro il senso ritmico dell’Africa. La sintonia tra l’orchestra e la partner musicale, nota per la sua ricerca musicale di impianto jazzistico, ha richiesto una particolare alchimia di suoni. La Bentivoglio, applaudita, ha offerto una efficace versione di Summertime, un brano che si percepisce non soltanto con l’udito ma anche con il carico di emozioni legate ai ricordi personali e collettivi.
“Sentiamo di avere un pubblico che ci segue con molto interesse. Grazie per la vostra amicizia”. Così saluta il pubblico il direttore Ramaci, mentre annuncia le prossime date della HJO ( in luglio e agosto suoneranno a Chiaromonte Gulfi, Noto e Zafferana) e nomina a uno a uno i componenti dell’orchestra, per raccolgliere singolarmente i meritati applausi. Sax: Andrea Iurianello, Fabio Tiralongo, Daniele Limpido, AlbertoGuzzardi, Giovanni La Ferla. Trombe: Matteo Frisenna, Giuseppe Spampinato, Dario Scimone, Salvo Musumeci, Yuri Furnari. Tromboni: Alfredo Vitale, Mario Basile,Rosario Patania, Antonio Caldarella. Piano: Angelo Fichera. Contrabbasso: Santi Romano. Batteria: Giovanni Caruso.

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